È recente un’interessante ricerca, presentata dal direttore generale e responsabile della comunicazione del Censis, l’importante Istituto di ricerca socio-economica italiano, il Dottor Massimiliano Valerii, che ha come tema “La sfida della plastica: una gestione intelligente per un materiale intelligente. Il valore sociale della plastica nell’economia circolare”. Una vera e propria “fotografia” delle abitudini degli italiani nei confronti delle materie plastiche e, fortunatamente, anche del loro riciclo, effettuata mediante un’analisi applicata della percezione dell’utilità, praticità e valore sociale della plastica nel nostro Paese.
Da questo interessante sondaggio, effettuato su un campione nazionale di 1.000 cittadini italiani, è emerso che ben il 96,6% di loro riconosce la plastica come materiale fondamentale, e la percentuale aumenta al 97,3% fra i laureati e addirittura al 98,6% tra i Millennial (nati tra il 1981 e il 1996).
Le applicazioni principali riguardano, in primis, gli imballaggi, specie per la conservazione degli alimenti, e gli articoli per la casa, ma senza dubbio ha un’ottima valutazione anche l’high tech e la tecnologia informatica, così come accessori per sport, design, arredamento e persino nell’ambito dell’igiene e sanità o dell’abbigliamento ed accessori moda.
Affermatasi prepotentemente negli anni ‘60, ritenuta una vera e propria conquista per quanto riguarda l’economia e il benessere della qualità della vita, la plastica è ormai considerata anche un simbolo di modernità, trasformandosi, di fatto, nel materiale che ha consentito la globalizzazione dei consumi, in Italia ma anche nel mondo. Nel nuovo millennio, con la grande crescita tecnologica, si è sviluppata ancor più capillarmente, complice anche un’evidente crisi che imponeva (ed impone) la necessità di contenere i consumi e i costi, pensando fortunatamente di più anche alla salvaguardia dell’ambiente e, dunque, al riciclo, presupposto fondamentale di un Paese come l’Italia, non particolarmente ricco di materie prime.
Tutto ciò grazie allo sviluppo dei tecnopolimeri, materiali plastici con elevate caratteristiche di resistenza termica e meccanica, utilizzati in modo molto diffuso nel settore industriale, si ha quindi una vasta produzione di tappi in plastica per tubi e protezioni, sia per caratteristiche appunto di resistenza ad alte temperature, sia per proteggere dadi, bulloni, viti e fori vari su lamiere. Oppure produzione di elementi per attrezzatture e macchinari, dai più piccoli come gli elettrodomestici per esempio, alla produzione di palette per turbine e di altre componenti dei motori aerei, e per realizzare pistoni e fasce elastiche per auto.
Fra le plastiche più diffuse troviamo acronimi ormai a noi familiari, come il PE (polietilene), per sacchetti, giocattoli e nastri adesivi; il PP (polipropilene), per oggetti d’arredamento e diffusissimo come contenitore per alimenti e flaconi per detersivi; il PVC (cloruro di polivinile), base di vaschette per le uova o pellicole isolanti, ed ancora il PET (polietilentereftalato), di cui sono fatte le bottiglie e molte fibre sintetiche, ed infine il PS (noto come polistirolo), usato per vaschette per alimenti.
Gli italiani giudicano, in larghissima misura, l’utilizzo della plastica come materiale insostituibile per gli imballaggi in genere, e soprattutto per lo stoccaggio, il trasporto, e la conservazione dei prodotti, anche alimentari. Non solo: grande rilievo rivestono anche gli articoli per la casa, con oggetti di uso domestico leggeri, economici, colorati e rintracciabili ovunque sul mercato.
Discorso a parte merita persino il mondo dell’high tech, in cui oggi giorno la plastica è decisamente fondamentale, avendo contribuito a rendere i dispositivi tecnologici altrettanto leggeri, colorati e con design accattivanti ma, soprattutto, a basso impatto energetico. Buon ultimo, ma non ultimo, anche nel comparto sanità, il nostro Paese considera una garanzia i livelli di eccellenza ed igiene del polimetilpentene (o TPX), materiale per la produzione di articoli per i laboratori clinici, molto utilizzato nell’ambito delle prestazioni sanitarie, grazie alle sue caratteristiche di resistenza alla sterilizzazione.