Nell’era delle nuove tecnologie la scuola può essere pensata come un luogo aperto, un nuovo spazio in cui insegnamento e apprendimento si realizzano davvero entro una fitta trama di relazioni che non è solo “nella testa” degli individui, ma anche negli scambi significativi che avvengono in ogni momento della vita.
Gli strumenti tecnologici, come il computer ed internet, sono tecnicamente in grado di raggiungere tutti, in qualunque luogo del mondo e l’uso delle nuove tecnologie ha finalmente trasformato la scuola in un luogo, non solo fisico, nel quale le esperienze individuali dei partecipanti (insegnanti e studenti) sono integrate tra loro, assumono significati, vengono condivise, trasformate, fatte proprie o, anche, abbandonate in un nuovo modo di vivere e fare cultura.
E’ necessario allora pensare come questo possa realizzarsi in termini di contenuti e di linguaggio, in termini di insegnamento e di apprendimento, vale a dire come le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione siano in grado di parlare un linguaggio a tutti comprensibile e di offrire contenuti personalizzati sulla base dei bisogni formativi degli allievi.Le nuove tecnologie a scuola richiedono nuove competenze e abilità che, spesso, gli studenti già possiedono mentre gli insegnanti devono sapersi mettere in gioco ripensando la propria organizzazione del lavoro didattico, che non può essere considerata assoluta, definitiva ma deve essere intesa come contingente, provvisoria, sempre modificabile e perfezionabile.
Per poter condividere l’esperienza del computer con gli studenti occorre condividerne la presenza e le modalità comunicative, in primo luogo fuori delle dimensioni tecnico-professionali. Anche così gli insegnanti, e gli alunni, possono rendere viva la scuola e possono far vivere la cultura dentro la scuola.Fuori dalla scuola, ogni individuo, che sia docente o alunno, vive dentro un suo particolare “sistema dei media”.
Non mancano elementi di omologazione e appiattimento ma ciascuno dà un suo particolare peso ad un mezzo rispetto ad un altro, ad una forma di sapere rispetto ad un’altra. Nella scuola il sistema dei media tende ad essere unico e molto ristretto perché ridotto quasi esclusivamente al libro.
Bisognerebbe portare i computer in aula, accanto alla lavagna, ai libri, ai quotidiani strumenti della didattica ma, nell’attesa che la scuola italiana si adegui ai tempi tecnologici, si portano gli studenti e le studentesse nelle cosiddette aule informatiche.
L’accostare il computer al libro crea uno spazio del conoscere più ampio e rende più dialettico il sapere, perché un mezzo dialoga con l’altro, dandosi reciprocamente identità.In questo accostamento, che dovrebbe essere quotidiano ma nella realtà non lo è, per mancanza di spazi, di tempi, di risorse con cui bisogna invece fare i conti tutti i giorni, si realizzerebbe nel concreto quella metodologia della ricerca in grado di facilitare i processi di apprendimento e di motivare a nuovi apprendimenti.
Se è vero che i soggetti che apprendono si appropriano dei contenuti, sviluppano abilità e competenze, partecipando alle attività quotidiane, le nuove tecnologie nelle pratiche didattiche rendono concreti questi processi, richiedendo consapevolezza, controllo delle conoscenze pregresse e acquisite, condivisione delle stesse pratiche quotidiane a tutti gli attori coinvolti.
Attraverso le nuove tecnologie si coinvolgono gli studenti nella pratica didattica, si condividono con loro obiettivi, strumenti, successi ed insuccessi; si riducono le difficoltà per molti studenti, si attivano altri stili di apprendimento, si favorisce la relazione e l’interdisciplinarità, si realizza l’apprendimento cooperativo.[1]
Ciascun alunno/a, anche perché nella scuola italiana il rapporto studente-computer non è uno a uno, deve sapersi relazionare positivamente con gli altri poiché solitamente le attività didattiche con l’uso del computer si svolgono come lavori a piccoli gruppi. I membri di ogni gruppo devono essere consapevoli che il proprio compito contribuisce positivamente alla realizzazione del compito degli altri. Si rafforza così anche il concetto di responsabilità individuale e di interdipendenza positiva tra il proprio apprendimento e quello degli altri. Le modalità di scambio (comunicazione) sono orientate alla crescita del gruppo e ciò favorisce sempre il processo di apprendimento e di formazione.