Quanti di noi, al momento di decidere “cosa voler fare da grande”, hanno desiderato investire le proprie risorse, creative ed economiche, nell’apertura di un’attività in proprio, professionale o commerciale?
E quanti di noi saprebbero districarsi con lucida “freddezza” nel mare burocratico e finanziario, per sapere già in partenza cosa fare, come organizzare, dove andare e, soprattutto, quanto spendere?
Stabilire i costi iniziali, infatti, non è certo facile, anche perché non esiste una risposta unica che possa accomunare l’apertura di qualsiasi tipo di attività, in considerazione del fatto che la spesa dipende da diverse variabili quali, ad esempio, quale tipo di azienda s’intende avviare, in che forma giuridica (ditta individuale, società di persone o di capitali), quale settore merceologico riguardi, i costi per l’attrezzatura e l’arredamento, la localizzazione dell’attività, ecc…
Cerchiamo di dare una breve traccia che risponda, a titolo esemplificativo, almeno a qualcuno di questi interrogativi.
Le spese di costituzione variano parecchio in base alla forma giuridica, anche perché in caso di scelta di società, escludendo dunque la ditta individuale, l’atto costitutivo dovrà essere sottoscritto davanti ad un notaio. Per avere ben chiara quale forma di società adottare, è consigliabile il consulto di un commercialista, la cui parcella, oltre a quella del notaio, sarà da mettere in conto.
Subito dopo, sarà la volta delle spese di iscrizione al registro delle imprese e di quelle per l’ottenimento di potenziali licenze ed autorizzazioni varie, es. sanitarie.
Ovviamente poi dovrà essere messo in conto il costo relativo all’esercizio stesso dell’attività, vale a dire le spese per lo svolgimento pratico del lavoro, come arredi, computer, macchinari, le prime forniture di merci, a seconda del settore merceologico (attenzione a non esagerare in caso di merci edibili e non conservabili a lungo, o anche, in caso di abbigliamento o scarpe o accessori, a merce troppo legata all’andamento fashion stagionale poichè, se invenduta, non avrà ulteriore mercato), e così via.
Pur se impossibili da valutare perfettamente, sarà necessario anche calcolare i costi per le utenze (energetiche, telefoniche, informatiche), spese promozionali e pubblicitarie, e ancora le amministrative, le burocratiche, le previdenziali e quelle per la tenuta della contabilità. Buoni ultimi, dovranno essere considerati i costi relativi a dipendenti e collaboratori, nonché l’acquisto, o la locazione, dei locali in cui l’attività si dovrà svolgere.
A questo proposito, analizziamo brevemente le quotazioni del Comune di Piacenza, che si adegua all’andamento della sua provincia la quale non segue una linea di sviluppo omogenea, segnalando alternanze continue fra il settore terziario, il produttivo e il commerciale.
Ad esempio, nel Centro Storico, i prezzi di vendita degli uffici variano fra i 1.872 €/mq e i 2.340 €/mq, mentre quelli di affitto fra i 6,99 €/mq e i 9,98 €/mq, i più alti di tutta la città mentre, in considerazione del fatto che all’interno di questa zona ci sono locali che necessitano di ampie ristrutturazioni, potremmo trovare negozi e botteghe a prezzi molto più convenienti, poiché la vendita varia dai 1.030 €/mq ai1.310 €/mq, e l’affitto tra i 2,99 €/mq/mese e i 3,99 €/mq/mese.
Per altri tipi di immobili commerciali, possiamo dare velocemente un’occhiata al breve elenco che riguarda, vista la categoria, situazioni più periferiche della città: per magazzini, i prezzi d’acquisto oscillano fra 655 e 721 €/mq, mentre l’affitto 2,05-2,99 €/mq/mese; per capannoni, acquisto 449/814 €/mq, affitto 1,05/2,99 €/mq/mese ed infine per aree molto ampie da adibire a centri commerciali si segnala l’acquisto da 1.450 a 1.990 €/mq e l’affitto da 5,99 a 8,98 €/mq/mese.
immagine di Gialess – Opera propria, CC BY-SA 3.0